di Giulio Alfano

             La democrazia personalista si fonda su una relazionalità sociale sia verticale che orizzontale,perché essa è sia ricerca di vicinanza solidale che strutturale interdipendenza tra gli uomini.

Essa è costruzione della personalità sociale attraverso linguaggio,costume,cultura…ethos che conferisce identità e personalità non racchiusa nell’origine dell’individuo,ma nelle sua relazionalità.

In tal senso la comunità è convivenza articolata e strutturata che trasmette per osmosi ad ogni uomo categorie di pensiero e criteri di giudizio di cui il soggetto si nutre. L’ethos  come sistema di sedimentazione di regole e valori che una comunità ha sperimentato nella sua esistenza,risulta il fondamento essenziale di una democrazia fondata sulla consapevole partecipazione dei cittadini.

Perciò i valori non sono “astrazioni razionali”,ma patrimonio di relazioni ed esperienze costruite sull’essenza della persona e suol essere “situata”,aperta all’alterità e non proprietà esclusiva.

La persona è l’antidoto al populismo imperante,perché supera ogni ideologia della dominanza,del denaro e della carriera;la realizzazione della natura umana è il fine di una vera democrazia nei suoi livelli ed articolazioni,promuovendo l’ontologia essenziale della dignità umana,rimuovendo ogni differenza sociale,etnica,economica,sessuale…come recità l’art.3 della Costituzione della Repubblica Italiana,per realizzare una vera società  partecipativa in vista di uno stato non censitario.

            La seconda guerra mondiale aveva dimostrato quanto il nazionalismo minacciasse la sicurezza e la sopravvivenza dei popoli e degli stati:l’art.10 della Costituzione Italiana riconosce l’importanza del diritto internazionale e la sua superiorità rispetto all’ordine giuridico interno di ciascuno stato,le cui norme devono adeguarsi a quelle internazionali.Tale articolo inoltre garantisce il diritto d’asilo agli stranieri,cui sia stato impedito nel loro paese l’esercizio delle libertà democratiche escludendo l’estradizione per motivi politici e riconoscendo pieno diritto di cittadinanza a tutti perché “persone”..

           Tuttavia non è sufficiente ripudiare la guerra,ma indispensabile costruire le condizioni grazie alle quali le guerre non possano più iniziare e tale obiettivo risulta raggiungibile attraverso due azioni:da un lato gli stati,da sempre protagonisti attivi o passivi di tutte le guerre,dovrebbero acconsentire a limitazioni delle loro sovranità;dall’altro le organizzazioni internazionali dovrebbero crescere di ruolo ed importanza.

  1. DEMOCRAZIA E PERSONA

L’attuale momento storico e politico sembra essere caratterizzato da una diffusa mancanza di idealità,nelle finalità e nei progetti nonché da una debolissima tensione etica. Le cause di questa situazione sono probabilmente da ricercare nella profonda dissociazione che esiste tra società civile e società politica e,ancor più,nella generalizzata accettazione di un criterio assiologico di tipo utilitaristico ed edonistico. Ne conseguono da un lato la crisi della partecipazione e della rappresentanza della politica;dall’altro un approccio pragmatico e scettico alle questioni sociali,che si rivela incapace di conciliare le esigenze più profonde dell’uomo contemporaneo con le necessità e le sfide della società complessa postglobalizzata.

      La costante diminuzione di partecipazione dei cittadini alla vita politica,le spinte xenofobe, sovraniste e populiste,nonché la perdita del valore della politica in sé,concorrono a deprimere il valore ontologico della persona, mentre va evidenziato che il laico che opera in politica compie azioni politichenella propria responsabilità di coscienza e questo viene stabilito nelle costituzioni che si fondano sul rispetto del valore ontologico della persona,attraverso il cosiddetto principio del “senza vincolo di mandato” che rende il parlamentare eletto dal popolo,responsabile verso di esso attraverso la lucida azione dettata dalla propria coscienza.

Non dobbiamo dimenticare il passaggio epocale che in questi ultimi decenni abbiamo vissuto:con il novembre 1989 non si è concluso solo un ciclo,definito da Hobsbawn “secolo breve”,anche  un periodo di più ampia valenza non solo politica o economica,ma anche filosofica,religiosa e spirituale.

Tale ciclo,che si è appunto concluso da non molto tempo,era iniziato con l’età moderna e nell’ambito dell’unità religiosa e spirituale europea,con la riforma protestante.

Tra il 1500 e il 1600 si è collegata alla dissociazione della natura dalla grazia,una forte rottura di tipo culturale che ha seguito quella religiosa e che ha messo in crisi,soprattutto nel mondo accademico,la cultura umanistica,metafisica ,giuridica e leteraria e quella scientifica,di tipo filosofico medico. La prima si è venuta sviluppando sul piano della razionalità.introdotto dal discorso sul metodo di Cartesio,fino ad arrivare alla dialettica di Hegel;ma la seconda,definita “scienza esatta”,ha inaugurato il cosiddetto “metodo sperimentale” che già Machiavelli aveva anticipato separando la politica dalla morale.

Credo sia impossibile negare che tale rottura del metodo sul piano della libertà dell’uomo,abbia contribuito a determinare una straordinaria spinta evolutiva al progresso per la costruzione delle ideologia moderne ed il loro dominio sulla politica,spianando la strada alle grandi conquiste ingegnieristiche,informatiche e scientifiche,ma,non di meno,si sia posto il problema della stessa distruzionedell’uomo e del collegamento dell’etica con la scienza e con la filosofia..

In tale ambito avvertiamo come il quadro storico-culturale,attraverso una spinta verso l’esaltazione della sola dimensione razionale dell’uomo,abbia spinto lentamente ma inesorabilmente ad escludere dalla struttura sociale ogni valore trascendente ed abbia condotto ad affermare,sul terreno politico,a partire da Grotius,il giusnaturalismo in conflitto con la tradizione proveniente dal diritto romano e che ha finito per identificare il diritto soltanto con lo stato.

Dopo l’anticipazione inglese un punto fondamentale di svolta sui diritti dell’uomo è stato offerto da due grandi rivoluzioni,quella americana e quella francese;tuttavia fino al 1791 era possibile  la convergenza di una parte del mondo religioso su taluni valori della dottrina illuministica che esaltava i principi essenziali di libertà propri del cristianesimo,l’esaltazione e l’estremizzazione dello stesso pensiero illuministico più radicale,ha aperto la frattura con il mondo religioso “tout court”.

Infatti la teoria del contratto sociale che Rousseau riprende da Hobbes e da Locke,risulta difficilmente attuabile in una democrazia partecipativa,perché sostenere che la società sorge per contratto,vuol dire aprire la strada al più estremo individualismo che impedisce il dialogo tra visioni filosofiche e religiose differenti. Tale individualismo contemporaneo è sostenuto dalla teoria di una generalizzata volontà che si fonda sul rifiuto del riconoscimento dell’autonomia delle cosiddette “autonomie intermedie”ovvero i corpi intermedi tra stato e societàche nel temo sono stati la conquista in termini di riconoscimento delle società democratiche  e che non sono nati da volontà dello stato in sé.

  •  DEMOCRAZIA DELLA PARTECIPAZIONE COME BASE DELLA PACE

         Con il crollo del muro di Berlino si sono create le condizioni per il passaggio dalla cultura moderna a quella postmoderna ed oggi,credo,esistano tre emergenze fondamentali:

1)il ripudio della guerra e le limitazioni della sovranità tra gli stati per assicurare la pace e la giustizia tra i popoli e le nazioni

2) Il riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo,le libertà civili,la giustizia sociale,le libertà politiche e religiose

3) La libertà e i diritti di tutte le confessioni religiose

 Tutto questo per giungere nel tempo alla costruzione di una cultura postmoderna,fondata su tre unità nel mondo contemporaneo la prima di esse è costituita dalla fine della divisione del mondo secondo ideologie contrapposte,cosa che ancora talune forze politiche non hanno pienamente percepito.

La seconda unità deve essere la parità delle nazioni attraverso una migliore organizzazione dell’ONU per poter esercitare verso i singoli stati un potere effettivo di deterrenza quando si violino le regole internazionalmente condivise ed in questo senso importante è complementare è l’unità del dritto per riconoscere libere manifestazioni di sentimento religioso,pur nel rispetto della laicità degli stati,che non va confusa con indifferenza agnostica.

La comunità politica non deriva in quanto società naturale,dalla famiglia o dalla società civile perché queste non esisterebbero se la società politica non fosse legittimata ad esistere. La famiglia,la scietò civile e quella politica sono realtà diverse ma autonome distinte ma legate e sono realtà “positive” di cui l’uomo ha assoluto bisogno per conseguire il suo ene;la comunità politica ha lo scopo di riconoscere accanto alla natura,il ruolo della “grazia”,in modo che l’uomo,proprio in quanto persona, non sia molestato dalla politica,scienza del bene comune e strumento per la garanzia dell’autonomia dell’uomo stesso.

E’ la “libertas maior” che consente la vera convivenza tra gli uomini ,impossibile in assenza di un “ordine”della politica e gli stati moderni sovente non ‘assicurano attraverso leggi che infrangono il diritto naturale,in primo luogo  quelle leggi che fanno confliggere la legalità con l’etica.

        Rinviare all’esperienza per cogliere l’essenza della politica esclude la possibilità di confondere il mero potere con l’autorità che,al contrario,è un elemento morale e,se tale,va esercitato legittimamente perché ordinato al bene della persona che non dipende dal consenso ed il governo politico non è legittimato,come insegna Locke,dal “consentimento”all’assoggettamento alla podestà politica,ma dalla finalità perseguita dal potere stesso.

Se si considera,in filosofia politica,legittima una sola ed esclusiva forma di governo,allora si assegna valore al consenso non come mezzo ma come fine arrivando a considerare il ichilismo paradossalmente come fondamento dello stato ed è ciò che è successo nel XX°secolo,con le grandi ideologie,che prescindevano da elementi ontologici come valore fondante dell’uomo e della sua relazionalità;si è trattato di una contraddizione in termini del naturalismo politico,rivelatosi incapace di individuare i motivi della politica di cui tutti facciamo uso e non possiamo non fare esperienza.

         A questo punto appare inevitabile per una democrazia che abbia nella partecipazione il suo strumento operativo e nella pace la sua finalità educativa,il dialogo come ricerca della propria verità nelle verità degli altri,realizzando un percorso esplorativo nel campo sempre più esteso dell’ignoto delle coscienze.

Infatti la coscienza,l’intelletto,la volontà,la sensibilità e la ragione,dotazione invisibile di ciascun uomo,lo rendono capace di governare la natura in ordine al processo di compimento dell’unità personale e di unificazione  di tutta la comunità umana.

          Dopo la fine della contrapposizione tra democrazie liberali e comunismo,si fa sempre più drammaticamente chiara la scelta che l’umanità è costretta a compiere in tempi brevi:nazionalismo come rivalità,o federalismo come pacificazione;si deve evitare un processo autodistruttivo  irreversibile e seguire la strada dell’integrazione a tutti i livelli che è l’unica possibilità di promozione per l’uomo del nuovo millennio.

           Tuttavia non si può disprezzare  l’indeterminatezza del bene concepito dalla ragione,perché vi si realizza il primo nucleo fondante della dignità umana e della stessa esistenza della libertà. La volontà attinge al concetto in quanto pensato nel concetto razionale perché,viceversa,non saremmo capaci di astrazione razionale e di vera libera volontà ed occorre discernere l’inclinazione spontanea del volere verso il bene assolutamente infinito,dall’atto volontario,contingente di per sé.

E’ necessario comprendere il contenuto che ogni uomo  mette nelle inevitabili forme che sono oggetto del desiderio naturale ed universale della volontà:l’uomo per libero arbitrio può scegliere creando il relativismo o considerare infinita la realtà finita pervenendo all’ateismo o considerare il parziale giungendo al panteismo e in politica al totalitarismo.

Ma la volontà è sempre orientata al bene perché la ragione è orientata alla conoscenza dell’ente ed ogni ente è buonoperchè può essere oggetto di una voloontà e quando la si esercita non può non volere qualcosa,ovvero un ente che per essa è il bene,perché,al contrario,non lo cercherebbe e del resto la volontà senza oggetto non è una volontà e gli uomini non possono volere un “non essere”.

La libertà è una proprietà della persona e non dell’intera natura dell’uomo  intesa in senso astratto e per capire l’essenza della libertà come attributo della volontà occorre possedere un giusto concetto della specifica essenza dell’uomo.

La ragione prepara l’esercizio della volontà perciò della libertà e l’atto della libera vooontàderiva dalla ragione: ecco perché la ragione e la libertà sono una l’effetto dell’altra ,giacchè “radix libertatis est in ratione costituita” ed perciò che si ammonisce “Veritas liberavit vos!”

In ta senso una democrazia senza la consapevole partecipazione dei cittadini resta un ideale astratto.e in ciò è possibile conosere la verità e non metterla in pratica,ma impossibile praticare il vero bene senza prima averlo conosciuto. Ogni democrazia matura si fonda su una consapevolezza razionale ed un impegno educativo,hè la ragione formula il giudizio pratico che informa l’azione ,ma è la volontà che rende operativamente possibile il giudizio traducendolo in fatti,in azione “partecipativa”.

La libertà non è autosufficiente,ma un mezzo che chiamiamo “libero arbitrio” e per vivere l’autentica libertà,occorre vincere la tentazione di sentirsi detentori  una libertà infinita rispetto ai limiti della natura umana,perché l’uomo  può anche governarsi da solo,ma in politica la ragione svolge un ruolo fondamentale. E’ la più remota,ma nel contempo la più ardua,regola della convivenza civile,l’alleanza tra governati e governanti in un percorso di civilizzazione delle società ormai globalizzate,per realizzare etica e politica in contesti partecipativi nei quali la ragione e la libertà siano scelte consapevoli e responsabili dei cittadini.

Prof.Giulio ALFANO

Cattedra Istituzioni Filosofia Politica – Pontificia Università Lateranense

Delegato Ciclo di Studi in Scienze della Pace e Cooperazione Internazionale (PUL)

Presidente Istituto Emmanuel Mounier Italia per gli studi politici

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    About Giulio Alfano

    Professore di Istituzioni di Filosofia Politica Storia delle dottrine politiche Etica Politica presso la Pontificia Università Lateranense, Giulio Alfano e' Presidente e fondatore dell' Istituto " Emmanuel Mounier- Italia". Commendatore dell' Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme. Fondatore e Presidente Onorario dell'Associazione Nazionale dei Democratici Cristiani,collabora con la Bowling Green University (Ohio - USA)

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