Come Papa Francesco traduce il sentire cattolico
“APERUIT ILLIS” alla luce dell’apostolato domenicano
Prof. Giulio ALFANO
(Laico Domenicano – Presidente Emerito Consiglio Nazionale Fraternite Laiche d’Italia e Malta)
“Abbiamo bisogno di entrare in costante confidenza con le Sacre Scritture,altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi restano chiusi,colpiti da innumerevoli cecità!”,Con queste parole il S.Padre Francesco vuole che la Chiesa compia un passo in avanti per andare alle sorgenti della Fede,quelle che danno senso,vita e prospettiva a gesti destinati alttrimenti ad essere riti sterili.
Con la Lettera “Aperuit Illis”, in forma di Motu Proprio, il Papa riprende le parole con cui S. Luca narra gli ultimi gesti di Gesù risorto prima dell’Ascensione ed istituisce la Domenica della Parola di Dio a partire dalla terza domenca di Gennaio 2020,con una forte valenza ecumenica anche in considerazione del periodo che è segnato dal dialogo con gli ebrei e le altre confessioni cristiane. Già a conclusione dell’Anno Santo della Misericordia con la lettera” Misericordia et Misera”, papa Francesco il 20 novembre 2016 aveva detto che avrebbe avuto piacere che proseguisse quella spiritualità anche attraverso una maggiore sottolineatura della Parola di Dio. Egli ha voluto così dare continuazione agli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
Infatti nella costituzione” Dei Verbum” del 18 novembre 1965 si dice che il popolo cristiano si nutre sia della Santa Eucarestia,che della Parola di vita,viva che viene offerta nella proclamazione della Scrittura e il S. Padre vuole anche rafforzare le molte iniziative che sono in atto per offrire impulso alla Pastorale.In questa terza domenica la liturgia presenta sempre Gesù che è anunciatore della Parola di Dio e Gesù che è parola di Dio,la annuncia ed annuncia anche il Regno di Dio che lui inaugura per tale motivo questa domenica è anche un occasione ecumenica,di condivisione anche e soprattutto col popolo ebraico e ovvio tra tutti i cristiani, soprattutto con le chiese riformate che hanno messo al centro la Scrittura.
Il Papa ha firmato questa lettera il 30 settembre che ricorda la memoria liturgica di S. Girolamo, grande interprete della Sacra Scrittura ed è lui che l’ha tradotta dal testo originale e l’ha fatta conoscere in latino ed è
prossimo il 1600esimo aniversario della morte del santo;anche da ciò il Papa prede spunto come per indicare che la Chiesa continua ad avere tra le mani la Sacra Scrittura come una parola che il Signore le rivolge e con cui la guida nella storia e non a caso il Pontefice ha firmato la lettera non da S. Pietro ma da S. Giovanni in Laterano,che come tutti sanno,è la cattedrale di Roma!
Il Santo Padre in questa lettera ricorre a tre immagini bibliche complementari tra di loro.
La prima è proprio quella del Cristo che si avvicina ai discepoli di Emmaus i quali in un primo momento non lo riconoscono e lui spiega loro le Sacre Scritture. Questo fatto ci testimonia che la Parola trova il suo significato completo quando è posto alla luce di Gesù. Dice il S. Padre al p.8 “ … il viaggio del risorto coi discepoli di Emmaus si chiude con la cena e il misterioso viandante accetta l’insistente richiesta che gli rivolgono i du”; comprendiamo da questa scena quanto sia inscindibile il rapporto tra sacra scrittura ede eucarestia che rende possibile il riconscimento tra “persone” che si riconoscono…ecco “PERSONE”.
Equi possiamo approfondire un primo collegamento con la visione domenicana: S. Tommaso ci dice infatti che i termini “persona” e “personalità” rivestono un significato essenzialmente metafisico, perché esprimono quelle nozioni che riguardano direttamente l’essere in quanto tale,considerando nel suo valore di essere il valore fondamentale della realtà.
La nozione di persona non è altro che la trasposizione sul piano della realtà intellettuale della generica nozione di “supposto”(=Suppositum),il cui significato è offerto dalla definizione”cio il cui atto proprio è il sussistere”.
La persona è quindi un “ipostasi” che si distingue dalle altre per una proprietà che le conferisce una particolare dignità e perciò l’individuo sussistente nella natura intellettuale viene chiamato con lo speciale nome di PERSONA. La personalità metafisica riguarda allora una speciale perfezione che distingue e fa emergere le sostanze intellettuali al di sopra delle altre naturali;questa perfezione consiste nella nobiltà della natura intellettuale nella quale la persona sussiste e che si manifesta con evidenza nel dominio che la sostanza intellettuale esercita sui propri atti,ovvero nella libertà. Il S. Padre sottolinea sovente il richiamo alla libertà come atto fondamentale dell’essere cristiani e del nutrirsi della Parola di Dio.
La seconda immagine è quella presa dal libro di Neemia dove viene raccontato che il popolo di ritorno dall’esilio,ritrova e riscopre i rotoli della Torah. Neemia proclama la Parola e tutto il popolo ascolta,piange e fa festa e questo è il segno dell’unità. Ciò significa che la Scrittura realizza l’unità del popolo,perché questa Parola di Dio consente di avere quella norma he costituisce anche la regola di vita per i cristiani stessi.
Il Papa scrive infatti che :”in questa unità generata dall’ascolto i Pastori hanno la grande reaponsabilità di spiegare e permettere a tutti di comprendere la Sacra Scrittura,poiché essa è il libro dl popolo quanti hanno la vocazione di essere ministri della Parola devono sentire forte l’esigenza di renderla accessibile alla propria comunità!”(p.5) ed in questo proprio la missione di predicatori sembra il sugello che i domenicani possono offrire a tali parole.
L’ultima immagine è quella del profeta Ezechiele quando Dio gli chiede di mangiare il rotolo del libro perché si nutra ed il profeta lo trova dolce come il miele. Il Papa accosta questa immagine a quella dell’Apocalisse,dove si dice ugualmente che il libro che viene assaporato è dolce ma una volta che scende nelle viscere è molto amaro Questa similitudine ci fa pensare a taluni scritti di un’altra grande domenicana:Caterina da Siena! Infatti Francesco prende queste due espressioni dolcezza e amarezza per dire che i cristiani sono chiamati a condividere la Parola di Dio perché essa è un balsamo e un sollievo per la vita cristiana,ma anche amarezza per quanti non conoscono questa parola o quanti la rifiutano o non la vogliono mettere in pratica.
Il S. Padre infatti ricorda al p.10 che:”L’azione dello Spirito Santo non riguarda soltanto la formazione della Sacra Scrittura,ma opera anche in coloro che si pongono in ascolto della Parola di Dio”. Come allora concretamente mettersi in ascolto della Parola? I padri conciliari affermarono infatti che la Sacra Scrittura deve essere “letta ed interpretata alla luce dello stesso Spiurito mediante il quale essa è stata scritta”(“Dei Verbum”12). Questo perché la rivelazione raggiunge la pienezza con Gesu Cristo ma lo Spirito Santo continua la sua azione che non è solo divinamente ispirata dalla Scrittura,ma continua la sua azione anche quando il Magistero interpreta autenticamente la Scrittura e per questo infatti Cristo dice ai discepoli che “Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”(Mt 13,2).
Facciamo ora ritorno a S. Tommaso!
Dio è la prima causa di tutto l’essere e quindi di tutto quanto di positivo vi è nella creatura,nella personalità e nella libertà. La parola di Dio ci fa capire anche le modalità che rivestono la relatività metafisica della persona finita a Dio e la Parola ci fa comprendere due cose importanti
1) Dio solo può mutare la volontà della persona finita muovendola efficacemente nel senso da Lui voluto,perché Egli è autore della natura intellettuale e quindi anche del potere di volere(S.T.I,q.106,a.2).
Dio solo puo muovere efficacemente la volontà della persona creata ed essa per quanto considerata nella sua entità sia qualcosa di finito e di limitato,deve dirsi infinita nella sua intenzionalità affettiva
avendo per oggetto suo adeguato il bene universale e quindi il dialogo e l’apertura.
2) Dio solo può conoscere direttamente ed immediatamente i pensieri e le intenzioni della persona finita nell’intimità del suo spirito(q.105) ma il dominio assoluto di Dio sull’essere e l’agire di ogni creatura non contrasta con la personalità e libertà della persona finita rispettando la natura e le esigenze delle creature in questo consiste la vera libertà come creatività partecipata.
In tutto questo molto spazio assume il ruolo della volontà.
Infatti dice il S. Padre che nella “Seconda Lettera di Timoteo” s. Paolo raccomanda al suo fedele collaboratore di frequentare costantemente la Sacra Scrittura che è utile per insegnare,convincere, correggere ed educare ed in questo risiede la funzione salvifica la dimensione spirituale e il principio dell’Incarnazione per la Sacra Scrittura. E’ sotto l’azione dello Spirito Santo che la Scrittura trasforma la Parola di Dio in parola degli uomini scritta in maniera umana e infatti specularmente Tommaso nella Summa (Q.59,a.3) afferma che la personalità metafisica è funzione dell’indipendenza della forma spirituale nel suo divenire ed essere della materia che offre alla persona una speciale libertà nell’essere,ampliando il significato del termine per esprimere ogni autonomia sul piano metafisico dell’esistenza comportando per mediazione della funzione intellettuale,la libertà nell’agire per la quale la persona è arbitra e padrona dei propri atti e della propria condotta.
In forza della libertà (Prologo I-II) la persona ha il dominio sui suoi atti,decisioni e scelte e sempre per la libertà, l’autonomia della persona raggiunge la sua massima ampiezza dando alla persona una specie di “ansietà” nella sfera di quello che nella vita personale può essere oggetto direttamente o meno di libera scelta.Per questo il S. Padre ricorda che la Scrittura svolge la sua azione profetica:”..anzitutto nei confronti di chi l’ascolta essa provoca alla mente le parole del profeta Ezechiele “Fu per la mia bocca dolce come il miele(3,3)” ed anche l’evangelista Giovanni sull’isola di Patmos rivive la stessa esperienza di mangiare il libro che sente nelle viscere in tutta la sua amarezza.
La dolcezza della Parola di Dio ci spinge a parteciparla a quanti incontriamo nella nostra vita per comunicare la certezza della speranza,ma senza nascondersi la difficoltà che si incontra. Anche in questo senso troviamo la riflessione della grande domenicana S. Caterina da Siena quando ci ammonisce al rispetto(metafisicamente diverso da ciò che sarà la tolleranza di John Locke tanto tempo dopo) nel governo delle contingenze e delle cose umane perché ad esempio colui che esercita il potere non deve umiliare i suoi oppositori esiliandoli o condannandoli alla MIGRAZIONE o espropriando i frutti del loro lavoro ,perché tali atti oltre a peccare di ingiustizia,suscitano alla fine soltanto odio come ella dice nella famosa lettera agli anziani e confalonieri di Bologna.
La PAROLA DI dIO ci deve esortare e sostenere nella carità che deve essere ordinata affinchè l’uomo non commetta alcuni peccati neppure quando voglia salvare tutto il mondo giacchè dice la Senese,”..una piccola colpa non giustifica mai alcuna virtù e ignorare tale verità produce profondi disordini nella società”.
In questo senso Papa Francesco al p.13 ci ricorda che un’altra provocazione che proviene dalle scritture riguarda proprio la carità,perché, “…La parola di Dio costantemente richiama all’amore misericordioso del Padre che richiede ai figli di vivere nella carità.
La vita di Gesù,ci fa capire il Papa, è l’espressione perfetta di questo amore divino che non trattiene nulla per sé e cita la parabola del povero Lazzaro quando muore anche il ricco e vedendo il povero nel seno di Abramo chiede che venga inviato ai suoi fratelli perché li ammonisca a vivere l’amore del prossimo per evitare che anch’essi subiscano i suoi stessi tormenti. La risposta di Abramo è pungente “ Hanno Mosè e i profeti,ascoltino loro “(Lc 16,299).
Papa Francesco ci esorta ad ascoltare la parola di Dio per praticare la misericordia nella nostra vita e per uscire dall’individualismo, borghese ed egoistico ed aprirsi all’altro contro la sterilità dell’egocentrismo,direi oggi del narcisismo imperante.
Caterina nella “Lettera ai Priori di Siena” si scaglia con decisione contro quei governanti che sono indulgenti alle ingiustizie ddei potenti e spietati verso i deboli,castigandoli anche per piccole colpe,mentre si deve fare misericordia ai meritevoli secondo giustizia e non per utile personale applicando i principi illuminati della santa clemenza Ella infatti dice che: “Ogni governo è buono quando colui che signoreggia possiede la signoria con timore santo e ordinato amore” perché la pace è il testamento che Cristo lasciò ai suoi discepoli e in una lettera al re Carlo di Francia in guerra con l’Inghilterra, lo ammoniva a trovare comunque una giusta pace perché “il perdere vi sarà guadagnato perché possiate pacificare l’anima vostra col fratello vostro!”.
Questa misericordia coraggiosa e limpida è possibile perché il rapporto essenziale dell’intelligenza all’essere in quanto tale,offre alla sostanza intellettuale e quindi alla “persona”,la possibilità di estendere il suo orizzonte intelligibile all’infinito,in modo da comprendervi la totalità degli esseri. In tale apertura alla sostanza intelligente sull’essere universale e sull’essere assoluto,in quanto “capacitas Dei”
In ciò consiste la potenza obedienziale,l’invocazione al superamento dei limiti dell’intelligenza finita e al potenziamento soprannaturale del suo dinamismo, che le consente di penetrare prima nell’oscurità della fede, poi nella certezza della visione,quindi nella profondità del mistero di Dio uno e trino. Ma questa apertura della persona sulla realtà universa e sull’essere infinito che è Dio,non interessa solo la sfera conoscitiva,ma si riflette anche su quella affettiva,sul piano della naturale tendenza
della sostanza intellettuale alla realizzazione piena della sua perfezione e quindi al possesso di quei beni e valori che ad essa possono concorrere.
Come possiamo in definitiva vivere della parola di Dio oggi? Francesco ricorda nell’ultima parte della Lettera l’esempio che ci offre Maria,la quale è beata in quanto ha custodito la Parola di Dio,non in quanto in essa il Verbo si è fatto carne.
La fonte di S.Tommaso ci chiarisce ulteriormente le parole del Papa:nella “Summa contra Gentiles”(II-II,c.60 e 40) dice infatti che per questo rapporto tra l’essere e la bontà della creatura e l’Essere e la bontà divina, Dio costituisce il “bene di ogni bene” ed è necessariamente il fine ultimo cui aspira ogni creatura derivando ogni altro bene ed altro fine la sua ragione di bene e di fine della bontà divina.
Dio principio e fine ultimo di tutta la realtà creata,costituisce la sua totale ragione di essere e un valore supremo non solo nell’ordine conoscitivo,ma anche in quello esistenziale e in questo senso la persona trova la sua pienezza ontologica, la sua felicità nel possesso di Dio,nell’attuazione della sua parola sul piano dell’amore che attraverso la conoscenza entra in comunicazione intima con tutte le realtà e realizza la misericordia di Dio,la “Caritas Generi Humani.
La parola di Dio è nella bocca e nel cuore dell’uomo ricorda il pontefice. È parola di vera libertà interiore perché dal dominio di sé deriva alla persona il diritto ad una libera disposizione della propria esistenza,senza che alcuna autorità,al di fuori di quella divina,possa legittimamente impedire o coartare l’esercizio di quella libertà che non è uno strumento o una cosa perché libertà e dominio di sé incidono sul comportamento di fronte al divenire storico.la parola di Dio è sostegno della volonta e della libertà e Francesco conclude “La domenica dedicata alla parola di Dio ppossa far crescere nel popolo la religiosa ed assidua familiarità con le scritture cosi come l’autore sacro insegnava già nei tempi antichi “QUESTA PAROLA E MOLTO VICINA A TE NELLA TUA BOCCA E NEL TUO CUORE PERCHTU LA METTA IN PRATICA”!
Prof. Giulio ALFANO (Fr. Mariano O. P)
(Laico Domenicano – Presidente Emerito Consiglio Nazionale Fraternite Laiche d’Italia e Malta)
“Abbiamo bisogno di entrare in costante confidenza con le Sacre Scritture,altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi restano chiusi,colpiti da innumerevoli cecità!”,Con queste parole il S.Padre Francesco vuole che la Chiesa compia un passo in avanti per andare alle sorgenti della Fede,quelle che danno senso,vita e prospettiva a gesti destinati alttrimenti ad essere riti sterili.
Con la Lettera “Aperuit Illis”, in forma di Motu Proprio, il Papa riprende le parole con cui S. Luca narra gli ultimi gesti di Gesù risorto prima dell’Ascensione ed istituisce la Domenica della Parola di Dio a partire dalla terza domenca di Gennaio 2020,con una forte valenza ecumenica anche in considerazione del periodo che è segnato dal dialogo con gli ebrei e le altre confessioni cristiane. Già a conclusione dell’Anno Santo della Misericordia con la lettera” Misericordia et Misera”, papa Francesco il 20 novembre 2016 aveva detto che avrebbe avuto piacere che proseguisse quella spiritualità anche attraverso una maggiore sottolineatura della Parola di Dio. Egli ha voluto così dare continuazione agli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
Infatti nella costituzione” Dei Verbum” del 18 novembre 1965 si dice che il popolo cristiano si nutre sia della Santa Eucarestia,che della Parola di vita,viva che viene offerta nella proclamazione della Scrittura e il S. Padre vuole anche rafforzare le molte iniziative che sono in atto per offrire impulso alla Pastorale.In questa terza domenica la liturgia presenta sempre Gesù che è anunciatore della Parola di Dio e Gesù che è parola di Dio,la annuncia ed annuncia anche il Regno di Dio che lui inaugura per tale motivo questa domenica è anche un occasione ecumenica,di condivisione anche e soprattutto col popolo ebraico e ovvio tra tutti i cristiani, soprattutto con le chiese riformate che hanno messo al centro la Scrittura.
Il Papa ha firmato questa lettera il 30 settembre che ricorda la memoria liturgica di S. Girolamo, grande interprete della Sacra Scrittura ed è lui che l’ha tradotta dal testo originale e l’ha fatta conoscere in latino ed è
prossimo il 1600esimo aniversario della morte del santo;anche da ciò il Papa prede spunto come per indicare che la Chiesa continua ad avere tra le mani la Sacra Scrittura come una parola che il Signore le rivolge e con cui la guida nella storia e non a caso il Pontefice ha firmato la lettera non da S. Pietro ma da S. Giovanni in Laterano,che come tutti sanno,è la cattedrale di Roma!
Il Santo Padre in questa lettera ricorre a tre immagini bibliche complementari tra di loro.
La prima è proprio quella del Cristo che si avvicina ai discepoli di Emmaus i quali in un primo momento non lo riconoscono e lui spiega loro le Sacre Scritture. Questo fatto ci testimonia che la Parola trova il suo significato completo quando è posto alla luce di Gesù. Dice il S. Padre al p.8 “ … il viaggio del risorto coi discepoli di Emmaus si chiude con la cena e il misterioso viandante accetta l’insistente richiesta che gli rivolgono i du”; comprendiamo da questa scena quanto sia inscindibile il rapporto tra sacra scrittura ede eucarestia che rende possibile il riconscimento tra “persone” che si riconoscono…ecco “PERSONE”.
Equi possiamo approfondire un primo collegamento con la visione domenicana: S. Tommaso ci dice infatti che i termini “persona” e “personalità” rivestono un significato essenzialmente metafisico, perché esprimono quelle nozioni che riguardano direttamente l’essere in quanto tale,considerando nel suo valore di essere il valore fondamentale della realtà.
La nozione di persona non è altro che la trasposizione sul piano della realtà intellettuale della generica nozione di “supposto”(=Suppositum),il cui significato è offerto dalla definizione”cio il cui atto proprio è il sussistere”.
La persona è quindi un “ipostasi” che si distingue dalle altre per una proprietà che le conferisce una particolare dignità e perciò l’individuo sussistente nella natura intellettuale viene chiamato con lo speciale nome di PERSONA. La personalità metafisica riguarda allora una speciale perfezione che distingue e fa emergere le sostanze intellettuali al di sopra delle altre naturali;questa perfezione consiste nella nobiltà della natura intellettuale nella quale la persona sussiste e che si manifesta con evidenza nel dominio che la sostanza intellettuale esercita sui propri atti,ovvero nella libertà. Il S. Padre sottolinea sovente il richiamo alla libertà come atto fondamentale dell’essere cristiani e del nutrirsi della Parola di Dio.
La seconda immagine è quella presa dal libro di Neemia dove viene raccontato che il popolo di ritorno dall’esilio,ritrova e riscopre i rotoli della Torah. Neemia proclama la Parola e tutto il popolo ascolta,piange e fa festa e questo è il segno dell’unità. Ciò significa che la Scrittura realizza l’unità del popolo,perché questa Parola di Dio consente di avere quella norma he costituisce anche la regola di vita per i cristiani stessi.
Il Papa scrive infatti che :”in questa unità generata dall’ascolto i Pastori hanno la grande reaponsabilità di spiegare e permettere a tutti di comprendere la Sacra Scrittura,poiché essa è il libro dl popolo quanti hanno la vocazione di essere ministri della Parola devono sentire forte l’esigenza di renderla accessibile alla propria comunità!”(p.5) ed in questo proprio la missione di predicatori sembra il sugello che i domenicani possono offrire a tali parole.
L’ultima immagine è quella del profeta Ezechiele quando Dio gli chiede di mangiare il rotolo del libro perché si nutra ed il profeta lo trova dolce come il miele. Il Papa accosta questa immagine a quella dell’Apocalisse,dove si dice ugualmente che il libro che viene assaporato è dolce ma una volta che scende nelle viscere è molto amaro Questa similitudine ci fa pensare a taluni scritti di un’altra grande domenicana:Caterina da Siena! Infatti Francesco prende queste due espressioni dolcezza e amarezza per dire che i cristiani sono chiamati a condividere la Parola di Dio perché essa è un balsamo e un sollievo per la vita cristiana,ma anche amarezza per quanti non conoscono questa parola o quanti la rifiutano o non la vogliono mettere in pratica.
Il S. Padre infatti ricorda al p.10 che:”L’azione dello Spirito Santo non riguarda soltanto la formazione della Sacra Scrittura,ma opera anche in coloro che si pongono in ascolto della Parola di Dio”. Come allora concretamente mettersi in ascolto della Parola? I padri conciliari affermarono infatti che la Sacra Scrittura deve essere “letta ed interpretata alla luce dello stesso Spiurito mediante il quale essa è stata scritta”(“Dei Verbum”12). Questo perché la rivelazione raggiunge la pienezza con Gesu Cristo ma lo Spirito Santo continua la sua azione che non è solo divinamente ispirata dalla Scrittura,ma continua la sua azione anche quando il Magistero interpreta autenticamente la Scrittura e per questo infatti Cristo dice ai discepoli che “Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”(Mt 13,2).
Facciamo ora ritorno a S. Tommaso!
Dio è la prima causa di tutto l’essere e quindi di tutto quanto di positivo vi è nella creatura,nella personalità e nella libertà. La parola di Dio ci fa capire anche le modalità che rivestono la relatività metafisica della persona finita a Dio e la Parola ci fa comprendere due cose importanti
1) Dio solo può mutare la volontà della persona finita muovendola efficacemente nel senso da Lui voluto,perché Egli è autore della natura intellettuale e quindi anche del potere di volere(S.T.I,q.106,a.2).
Dio solo puo muovere efficacemente la volontà della persona creata ed essa per quanto considerata nella sua entità sia qualcosa di finito e di limitato,deve dirsi infinita nella sua intenzionalità affettiva
avendo per oggetto suo adeguato il bene universale e quindi il dialogo e l’apertura.
2) Dio solo può conoscere direttamente ed immediatamente i pensieri e le intenzioni della persona finita nell’intimità del suo spirito(q.105) ma il dominio assoluto di Dio sull’essere e l’agire di ogni creatura non contrasta con la personalità e libertà della persona finita rispettando la natura e le esigenze delle creature in questo consiste la vera libertà come creatività partecipata.
In tutto questo molto spazio assume il ruolo della volontà.
Infatti dice il S. Padre che nella “Seconda Lettera di Timoteo” s. Paolo raccomanda al suo fedele collaboratore di frequentare costantemente la Sacra Scrittura che è utile per insegnare,convincere, correggere ed educare ed in questo risiede la funzione salvifica la dimensione spirituale e il principio dell’Incarnazione per la Sacra Scrittura. E’ sotto l’azione dello Spirito Santo che la Scrittura trasforma la Parola di Dio in parola degli uomini scritta in maniera umana e infatti specularmente Tommaso nella Summa (Q.59,a.3) afferma che la personalità metafisica è funzione dell’indipendenza della forma spirituale nel suo divenire ed essere della materia che offre alla persona una speciale libertà nell’essere,ampliando il significato del termine per esprimere ogni autonomia sul piano metafisico dell’esistenza comportando per mediazione della funzione intellettuale,la libertà nell’agire per la quale la persona è arbitra e padrona dei propri atti e della propria condotta.
In forza della libertà (Prologo I-II) la persona ha il dominio sui suoi atti,decisioni e scelte e sempre per la libertà, l’autonomia della persona raggiunge la sua massima ampiezza dando alla persona una specie di “ansietà” nella sfera di quello che nella vita personale può essere oggetto direttamente o meno di libera scelta.Per questo il S. Padre ricorda che la Scrittura svolge la sua azione profetica:”..anzitutto nei confronti di chi l’ascolta essa provoca alla mente le parole del profeta Ezechiele “Fu per la mia bocca dolce come il miele(3,3)” ed anche l’evangelista Giovanni sull’isola di Patmos rivive la stessa esperienza di mangiare il libro che sente nelle viscere in tutta la sua amarezza.
La dolcezza della Parola di Dio ci spinge a parteciparla a quanti incontriamo nella nostra vita per comunicare la certezza della speranza,ma senza nascondersi la difficoltà che si incontra. Anche in questo senso troviamo la riflessione della grande domenicana S. Caterina da Siena quando ci ammonisce al rispetto(metafisicamente diverso da ciò che sarà la tolleranza di John Locke tanto tempo dopo) nel governo delle contingenze e delle cose umane perché ad esempio colui che esercita il potere non deve umiliare i suoi oppositori esiliandoli o condannandoli alla MIGRAZIONE o espropriando i frutti del loro lavoro ,perché tali atti oltre a peccare di ingiustizia,suscitano alla fine soltanto odio come ella dice nella famosa lettera agli anziani e confalonieri di Bologna.
La PAROLA DI dIO ci deve esortare e sostenere nella carità che deve essere ordinata affinchè l’uomo non commetta alcuni peccati neppure quando voglia salvare tutto il mondo giacchè dice la Senese,”..una piccola colpa non giustifica mai alcuna virtù e ignorare tale verità produce profondi disordini nella società”.
In questo senso Papa Francesco al p.13 ci ricorda che un’altra provocazione che proviene dalle scritture riguarda proprio la carità,perché, “…La parola di Dio costantemente richiama all’amore misericordioso del Padre che richiede ai figli di vivere nella carità.
La vita di Gesù,ci fa capire il Papa, è l’espressione perfetta di questo amore divino che non trattiene nulla per sé e cita la parabola del povero Lazzaro quando muore anche il ricco e vedendo il povero nel seno di Abramo chiede che venga inviato ai suoi fratelli perché li ammonisca a vivere l’amore del prossimo per evitare che anch’essi subiscano i suoi stessi tormenti. La risposta di Abramo è pungente “ Hanno Mosè e i profeti,ascoltino loro “(Lc 16,299).
Papa Francesco ci esorta ad ascoltare la parola di Dio per praticare la misericordia nella nostra vita e per uscire dall’individualismo, borghese ed egoistico ed aprirsi all’altro contro la sterilità dell’egocentrismo,direi oggi del narcisismo imperante.
Caterina nella “Lettera ai Priori di Siena” si scaglia con decisione contro quei governanti che sono indulgenti alle ingiustizie ddei potenti e spietati verso i deboli,castigandoli anche per piccole colpe,mentre si deve fare misericordia ai meritevoli secondo giustizia e non per utile personale applicando i principi illuminati della santa clemenza Ella infatti dice che: “Ogni governo è buono quando colui che signoreggia possiede la signoria con timore santo e ordinato amore” perché la pace è il testamento che Cristo lasciò ai suoi discepoli e in una lettera al re Carlo di Francia in guerra con l’Inghilterra, lo ammoniva a trovare comunque una giusta pace perché “il perdere vi sarà guadagnato perché possiate pacificare l’anima vostra col fratello vostro!”.
Questa misericordia coraggiosa e limpida è possibile perché il rapporto essenziale dell’intelligenza all’essere in quanto tale,offre alla sostanza intellettuale e quindi alla “persona”,la possibilità di estendere il suo orizzonte intelligibile all’infinito,in modo da comprendervi la totalità degli esseri. In tale apertura alla sostanza intelligente sull’essere universale e sull’essere assoluto,in quanto “capacitas Dei”
In ciò consiste la potenza obedienziale,l’invocazione al superamento dei limiti dell’intelligenza finita e al potenziamento soprannaturale del suo dinamismo, che le consente di penetrare prima nell’oscurità della fede, poi nella certezza della visione,quindi nella profondità del mistero di Dio uno e trino. Ma questa apertura della persona sulla realtà universa e sull’essere infinito che è Dio,non interessa solo la sfera conoscitiva,ma si riflette anche su quella affettiva,sul piano della naturale tendenza
della sostanza intellettuale alla realizzazione piena della sua perfezione e quindi al possesso di quei beni e valori che ad essa possono concorrere.
Come possiamo in definitiva vivere della parola di Dio oggi? Francesco ricorda nell’ultima parte della Lettera l’esempio che ci offre Maria,la quale è beata in quanto ha custodito la Parola di Dio,non in quanto in essa il Verbo si è fatto carne.
La fonte di S.Tommaso ci chiarisce ulteriormente le parole del Papa:nella “Summa contra Gentiles”(II-II,c.60 e 40) dice infatti che per questo rapporto tra l’essere e la bontà della creatura e l’Essere e la bontà divina, Dio costituisce il “bene di ogni bene” ed è necessariamente il fine ultimo cui aspira ogni creatura derivando ogni altro bene ed altro fine la sua ragione di bene e di fine della bontà divina.
Dio principio e fine ultimo di tutta la realtà creata,costituisce la sua totale ragione di essere e un valore supremo non solo nell’ordine conoscitivo,ma anche in quello esistenziale e in questo senso la persona trova la sua pienezza ontologica, la sua felicità nel possesso di Dio,nell’attuazione della sua parola sul piano dell’amore che attraverso la conoscenza entra in comunicazione intima con tutte le realtà e realizza la misericordia di Dio,la “Caritas Generi Humani.
La parola di Dio è nella bocca e nel cuore dell’uomo ricorda il pontefice. È parola di vera libertà interiore perché dal dominio di sé deriva alla persona il diritto ad una libera disposizione della propria esistenza,senza che alcuna autorità,al di fuori di quella divina,possa legittimamente impedire o coartare l’esercizio di quella libertà che non è uno strumento o una cosa perché libertà e dominio di sé incidono sul comportamento di fronte al divenire storico.la parola di Dio è sostegno della volonta e della libertà e Francesco conclude “La domenica dedicata alla parola di Dio ppossa far crescere nel popolo la religiosa ed assidua familiarità con le scritture cosi come l’autore sacro insegnava già nei tempi antichi “QUESTA PAROLA E MOLTO VICINA A TE NELLA TUA BOCCA E NEL TUO CUORE PERCHTU LA METTA IN PRATICA”!
Prof. Giulio ALFANO (Fr. Mariano O. P)
Prof. Giulio ALFANO
(Laico Domenicano – Presidente Emerito Consiglio Nazionale Fraternite Laiche d’Italia e Malta)
“Abbiamo bisogno di entrare in costante confidenza con le Sacre Scritture,altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi restano chiusi,colpiti da innumerevoli cecità!”,Con queste parole il S.Padre Francesco vuole che la Chiesa compia un passo in avanti per andare alle sorgenti della Fede,quelle che danno senso,vita e prospettiva a gesti destinati alttrimenti ad essere riti sterili.
Con la Lettera “Aperuit Illis”, in forma di Motu Proprio, il Papa riprende le parole con cui S. Luca narra gli ultimi gesti di Gesù risorto prima dell’Ascensione ed istituisce la Domenica della Parola di Dio a partire dalla terza domenca di Gennaio 2020,con una forte valenza ecumenica anche in considerazione del periodo che è segnato dal dialogo con gli ebrei e le altre confessioni cristiane. Già a conclusione dell’Anno Santo della Misericordia con la lettera” Misericordia et Misera”, papa Francesco il 20 novembre 2016 aveva detto che avrebbe avuto piacere che proseguisse quella spiritualità anche attraverso una maggiore sottolineatura della Parola di Dio. Egli ha voluto così dare continuazione agli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
Infatti nella costituzione” Dei Verbum” del 18 novembre 1965 si dice che il popolo cristiano si nutre sia della Santa Eucarestia,che della Parola di vita,viva che viene offerta nella proclamazione della Scrittura e il S. Padre vuole anche rafforzare le molte iniziative che sono in atto per offrire impulso alla Pastorale.In questa terza domenica la liturgia presenta sempre Gesù che è anunciatore della Parola di Dio e Gesù che è parola di Dio,la annuncia ed annuncia anche il Regno di Dio che lui inaugura per tale motivo questa domenica è anche un occasione ecumenica,di condivisione anche e soprattutto col popolo ebraico e ovvio tra tutti i cristiani, soprattutto con le chiese riformate che hanno messo al centro la Scrittura.
Il Papa ha firmato questa lettera il 30 settembre che ricorda la memoria liturgica di S. Girolamo, grande interprete della Sacra Scrittura ed è lui che l’ha tradotta dal testo originale e l’ha fatta conoscere in latino ed è
prossimo il 1600esimo aniversario della morte del santo;anche da ciò il Papa prede spunto come per indicare che la Chiesa continua ad avere tra le mani la Sacra Scrittura come una parola che il Signore le rivolge e con cui la guida nella storia e non a caso il Pontefice ha firmato la lettera non da S. Pietro ma da S. Giovanni in Laterano,che come tutti sanno,è la cattedrale di Roma!
Il Santo Padre in questa lettera ricorre a tre immagini bibliche complementari tra di loro.
La prima è proprio quella del Cristo che si avvicina ai discepoli di Emmaus i quali in un primo momento non lo riconoscono e lui spiega loro le Sacre Scritture. Questo fatto ci testimonia che la Parola trova il suo significato completo quando è posto alla luce di Gesù. Dice il S. Padre al p.8 “ … il viaggio del risorto coi discepoli di Emmaus si chiude con la cena e il misterioso viandante accetta l’insistente richiesta che gli rivolgono i du”; comprendiamo da questa scena quanto sia inscindibile il rapporto tra sacra scrittura ede eucarestia che rende possibile il riconscimento tra “persone” che si riconoscono…ecco “PERSONE”.
Equi possiamo approfondire un primo collegamento con la visione domenicana: S. Tommaso ci dice infatti che i termini “persona” e “personalità” rivestono un significato essenzialmente metafisico, perché esprimono quelle nozioni che riguardano direttamente l’essere in quanto tale,considerando nel suo valore di essere il valore fondamentale della realtà.
La nozione di persona non è altro che la trasposizione sul piano della realtà intellettuale della generica nozione di “supposto”(=Suppositum),il cui significato è offerto dalla definizione”cio il cui atto proprio è il sussistere”.
La persona è quindi un “ipostasi” che si distingue dalle altre per una proprietà che le conferisce una particolare dignità e perciò l’individuo sussistente nella natura intellettuale viene chiamato con lo speciale nome di PERSONA. La personalità metafisica riguarda allora una speciale perfezione che distingue e fa emergere le sostanze intellettuali al di sopra delle altre naturali;questa perfezione consiste nella nobiltà della natura intellettuale nella quale la persona sussiste e che si manifesta con evidenza nel dominio che la sostanza intellettuale esercita sui propri atti,ovvero nella libertà. Il S. Padre sottolinea sovente il richiamo alla libertà come atto fondamentale dell’essere cristiani e del nutrirsi della Parola di Dio.
La seconda immagine è quella presa dal libro di Neemia dove viene raccontato che il popolo di ritorno dall’esilio,ritrova e riscopre i rotoli della Torah. Neemia proclama la Parola e tutto il popolo ascolta,piange e fa festa e questo è il segno dell’unità. Ciò significa che la Scrittura realizza l’unità del popolo,perché questa Parola di Dio consente di avere quella norma he costituisce anche la regola di vita per i cristiani stessi.
Il Papa scrive infatti che :”in questa unità generata dall’ascolto i Pastori hanno la grande reaponsabilità di spiegare e permettere a tutti di comprendere la Sacra Scrittura,poiché essa è il libro dl popolo quanti hanno la vocazione di essere ministri della Parola devono sentire forte l’esigenza di renderla accessibile alla propria comunità!”(p.5) ed in questo proprio la missione di predicatori sembra il sugello che i domenicani possono offrire a tali parole.
L’ultima immagine è quella del profeta Ezechiele quando Dio gli chiede di mangiare il rotolo del libro perché si nutra ed il profeta lo trova dolce come il miele. Il Papa accosta questa immagine a quella dell’Apocalisse,dove si dice ugualmente che il libro che viene assaporato è dolce ma una volta che scende nelle viscere è molto amaro Questa similitudine ci fa pensare a taluni scritti di un’altra grande domenicana:Caterina da Siena! Infatti Francesco prende queste due espressioni dolcezza e amarezza per dire che i cristiani sono chiamati a condividere la Parola di Dio perché essa è un balsamo e un sollievo per la vita cristiana,ma anche amarezza per quanti non conoscono questa parola o quanti la rifiutano o non la vogliono mettere in pratica.
Il S. Padre infatti ricorda al p.10 che:”L’azione dello Spirito Santo non riguarda soltanto la formazione della Sacra Scrittura,ma opera anche in coloro che si pongono in ascolto della Parola di Dio”. Come allora concretamente mettersi in ascolto della Parola? I padri conciliari affermarono infatti che la Sacra Scrittura deve essere “letta ed interpretata alla luce dello stesso Spiurito mediante il quale essa è stata scritta”(“Dei Verbum”12). Questo perché la rivelazione raggiunge la pienezza con Gesu Cristo ma lo Spirito Santo continua la sua azione che non è solo divinamente ispirata dalla Scrittura,ma continua la sua azione anche quando il Magistero interpreta autenticamente la Scrittura e per questo infatti Cristo dice ai discepoli che “Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”(Mt 13,2).
Facciamo ora ritorno a S. Tommaso!
Dio è la prima causa di tutto l’essere e quindi di tutto quanto di positivo vi è nella creatura,nella personalità e nella libertà. La parola di Dio ci fa capire anche le modalità che rivestono la relatività metafisica della persona finita a Dio e la Parola ci fa comprendere due cose importanti
1) Dio solo può mutare la volontà della persona finita muovendola efficacemente nel senso da Lui voluto,perché Egli è autore della natura intellettuale e quindi anche del potere di volere(S.T.I,q.106,a.2).
Dio solo puo muovere efficacemente la volontà della persona creata ed essa per quanto considerata nella sua entità sia qualcosa di finito e di limitato,deve dirsi infinita nella sua intenzionalità affettiva
avendo per oggetto suo adeguato il bene universale e quindi il dialogo e l’apertura.
2) Dio solo può conoscere direttamente ed immediatamente i pensieri e le intenzioni della persona finita nell’intimità del suo spirito(q.105) ma il dominio assoluto di Dio sull’essere e l’agire di ogni creatura non contrasta con la personalità e libertà della persona finita rispettando la natura e le esigenze delle creature in questo consiste la vera libertà come creatività partecipata.
In tutto questo molto spazio assume il ruolo della volontà.
Infatti dice il S. Padre che nella “Seconda Lettera di Timoteo” s. Paolo raccomanda al suo fedele collaboratore di frequentare costantemente la Sacra Scrittura che è utile per insegnare,convincere, correggere ed educare ed in questo risiede la funzione salvifica la dimensione spirituale e il principio dell’Incarnazione per la Sacra Scrittura. E’ sotto l’azione dello Spirito Santo che la Scrittura trasforma la Parola di Dio in parola degli uomini scritta in maniera umana e infatti specularmente Tommaso nella Summa (Q.59,a.3) afferma che la personalità metafisica è funzione dell’indipendenza della forma spirituale nel suo divenire ed essere della materia che offre alla persona una speciale libertà nell’essere,ampliando il significato del termine per esprimere ogni autonomia sul piano metafisico dell’esistenza comportando per mediazione della funzione intellettuale,la libertà nell’agire per la quale la persona è arbitra e padrona dei propri atti e della propria condotta.
In forza della libertà (Prologo I-II) la persona ha il dominio sui suoi atti,decisioni e scelte e sempre per la libertà, l’autonomia della persona raggiunge la sua massima ampiezza dando alla persona una specie di “ansietà” nella sfera di quello che nella vita personale può essere oggetto direttamente o meno di libera scelta.Per questo il S. Padre ricorda che la Scrittura svolge la sua azione profetica:”..anzitutto nei confronti di chi l’ascolta essa provoca alla mente le parole del profeta Ezechiele “Fu per la mia bocca dolce come il miele(3,3)” ed anche l’evangelista Giovanni sull’isola di Patmos rivive la stessa esperienza di mangiare il libro che sente nelle viscere in tutta la sua amarezza.
La dolcezza della Parola di Dio ci spinge a parteciparla a quanti incontriamo nella nostra vita per comunicare la certezza della speranza,ma senza nascondersi la difficoltà che si incontra. Anche in questo senso troviamo la riflessione della grande domenicana S. Caterina da Siena quando ci ammonisce al rispetto(metafisicamente diverso da ciò che sarà la tolleranza di John Locke tanto tempo dopo) nel governo delle contingenze e delle cose umane perché ad esempio colui che esercita il potere non deve umiliare i suoi oppositori esiliandoli o condannandoli alla MIGRAZIONE o espropriando i frutti del loro lavoro ,perché tali atti oltre a peccare di ingiustizia,suscitano alla fine soltanto odio come ella dice nella famosa lettera agli anziani e confalonieri di Bologna.
La PAROLA DI dIO ci deve esortare e sostenere nella carità che deve essere ordinata affinchè l’uomo non commetta alcuni peccati neppure quando voglia salvare tutto il mondo giacchè dice la Senese,”..una piccola colpa non giustifica mai alcuna virtù e ignorare tale verità produce profondi disordini nella società”.
In questo senso Papa Francesco al p.13 ci ricorda che un’altra provocazione che proviene dalle scritture riguarda proprio la carità,perché, “…La parola di Dio costantemente richiama all’amore misericordioso del Padre che richiede ai figli di vivere nella carità.
La vita di Gesù,ci fa capire il Papa, è l’espressione perfetta di questo amore divino che non trattiene nulla per sé e cita la parabola del povero Lazzaro quando muore anche il ricco e vedendo il povero nel seno di Abramo chiede che venga inviato ai suoi fratelli perché li ammonisca a vivere l’amore del prossimo per evitare che anch’essi subiscano i suoi stessi tormenti. La risposta di Abramo è pungente “ Hanno Mosè e i profeti,ascoltino loro “(Lc 16,299).
Papa Francesco ci esorta ad ascoltare la parola di Dio per praticare la misericordia nella nostra vita e per uscire dall’individualismo, borghese ed egoistico ed aprirsi all’altro contro la sterilità dell’egocentrismo,direi oggi del narcisismo imperante.
Caterina nella “Lettera ai Priori di Siena” si scaglia con decisione contro quei governanti che sono indulgenti alle ingiustizie ddei potenti e spietati verso i deboli,castigandoli anche per piccole colpe,mentre si deve fare misericordia ai meritevoli secondo giustizia e non per utile personale applicando i principi illuminati della santa clemenza Ella infatti dice che: “Ogni governo è buono quando colui che signoreggia possiede la signoria con timore santo e ordinato amore” perché la pace è il testamento che Cristo lasciò ai suoi discepoli e in una lettera al re Carlo di Francia in guerra con l’Inghilterra, lo ammoniva a trovare comunque una giusta pace perché “il perdere vi sarà guadagnato perché possiate pacificare l’anima vostra col fratello vostro!”.
Questa misericordia coraggiosa e limpida è possibile perché il rapporto essenziale dell’intelligenza all’essere in quanto tale,offre alla sostanza intellettuale e quindi alla “persona”,la possibilità di estendere il suo orizzonte intelligibile all’infinito,in modo da comprendervi la totalità degli esseri. In tale apertura alla sostanza intelligente sull’essere universale e sull’essere assoluto,in quanto “capacitas Dei”
In ciò consiste la potenza obedienziale,l’invocazione al superamento dei limiti dell’intelligenza finita e al potenziamento soprannaturale del suo dinamismo, che le consente di penetrare prima nell’oscurità della fede, poi nella certezza della visione,quindi nella profondità del mistero di Dio uno e trino. Ma questa apertura della persona sulla realtà universa e sull’essere infinito che è Dio,non interessa solo la sfera conoscitiva,ma si riflette anche su quella affettiva,sul piano della naturale tendenza
della sostanza intellettuale alla realizzazione piena della sua perfezione e quindi al possesso di quei beni e valori che ad essa possono concorrere.
Come possiamo in definitiva vivere della parola di Dio oggi? Francesco ricorda nell’ultima parte della Lettera l’esempio che ci offre Maria,la quale è beata in quanto ha custodito la Parola di Dio,non in quanto in essa il Verbo si è fatto carne.
La fonte di S.Tommaso ci chiarisce ulteriormente le parole del Papa:nella “Summa contra Gentiles”(II-II,c.60 e 40) dice infatti che per questo rapporto tra l’essere e la bontà della creatura e l’Essere e la bontà divina, Dio costituisce il “bene di ogni bene” ed è necessariamente il fine ultimo cui aspira ogni creatura derivando ogni altro bene ed altro fine la sua ragione di bene e di fine della bontà divina.
Dio principio e fine ultimo di tutta la realtà creata,costituisce la sua totale ragione di essere e un valore supremo non solo nell’ordine conoscitivo,ma anche in quello esistenziale e in questo senso la persona trova la sua pienezza ontologica, la sua felicità nel possesso di Dio,nell’attuazione della sua parola sul piano dell’amore che attraverso la conoscenza entra in comunicazione intima con tutte le realtà e realizza la misericordia di Dio,la “Caritas Generi Humani.
La parola di Dio è nella bocca e nel cuore dell’uomo ricorda il pontefice. È parola di vera libertà interiore perché dal dominio di sé deriva alla persona il diritto ad una libera disposizione della propria esistenza,senza che alcuna autorità,al di fuori di quella divina,possa legittimamente impedire o coartare l’esercizio di quella libertà che non è uno strumento o una cosa perché libertà e dominio di sé incidono sul comportamento di fronte al divenire storico.la parola di Dio è sostegno della volonta e della libertà e Francesco conclude “La domenica dedicata alla parola di Dio ppossa far crescere nel popolo la religiosa ed assidua familiarità con le scritture cosi come l’autore sacro insegnava già nei tempi antichi “QUESTA PAROLA E MOLTO VICINA A TE NELLA TUA BOCCA E NEL TUO CUORE PERCHTU LA METTA IN PRATICA”!
Prof. Giulio ALFANO (Fr. Mariano O. P)